La guerra tra poveri ricchi

 

Ciao, oggi ti parlo di una guerra che sta esplodendo tra categorie professionali nel mondo della ristorazione. Il tema mi sta molto a cuore e ne ho anche già parlato in altre sedi.

La questione è la seguente: è in atto una competizione non corretta tra locali, ristoranti e operatori dello street food.

Attenzione a quanto ho scritto: il tema non è la competizione, che è sana in ogni mercato libero e spinge gli imprenditori a lavorare bene per conquistare sempre nuove fette di clienti. Il tema è la competizione che non si basa su regole condivise.

Insomma: qualcuno sta barando. Chi?

Chi si approfitta di una legislazione meno rigorosa, per quanto riguarda salute e sicurezza dei cibi, la conservazione e somministrazione.

I ristoratori accusano lo street food di muoversi su un terreno sconfinato senza regole, mentre loro sono vessati da codici e codicilli da rispettare, magazzini che devono essere in un certo modo, cucine in un altro, e così via.

Chi ha ragione?

Dipende. Probabilmente entrambi: i ristoratori rispettano la legge. Ma anche lo street food rispetta la legge. Il problema è che fanno riferimento a normative diverse, una molto severa, l’altra più lassista.

Siccome la fetta di clientela da aggredire è sempre la stessa, la questione si fa spinosa.  Al punto che le associazioni dei pubblici esercizi hanno iniziato ad alzare la voce, attivando una raccolta firme alla quale hanno aderito anche rinomati chef.

Come se ne esce?

Sicuramente non con posizioni contrapposte.

Parlare male uno dell’altro, tirare per la giacca il cliente perché sposi o un sistema di ristorazione o un altro non ha senso: c’è infatti il rischio che il cliente se ne vada proprio da un’altra parte e smetta di consumare cibo out of home.

Si può, invece, lavorando sulle lobby delle categorie, cercare di trovare un compromesso. Regole certe, uniformi, che consentano a tutti di operare al meglio, e in sicurezza.

Troppo spesso, nel nostro Paese, le categorie di prodotti e servizi tra loro affini iniziano guerre “di religione” (pensa a taxi-Uber) destinate a non finire mai. Per un po’ l’opinione pubblica segue con un certo interesse la vicenda. Poi si stanca e si dedica ad altro.

Mentre ristoratori e street food cercano un difficile compromesso, in questa guerra tra poveri ricchi, io ti do un consiglio.

Hai un bar?

Trasformati anche in street food! Acchiappa il doppio della clientela variando il menù, mettendo due seggioline fuori, un minifrigo o una piccola brace. Non serve acquistare un carrettino siciliano e girare per la città. Resta stanziale, ma inserisci il cibo di strada nella tua offerta.

Semplice, veloce, di sicuro successo, dato che il cliente ama – questo è indubbio – gustare qualcosa di diverso, curioso e “trasportabile”.

Non sai che da parte iniziare? Hai paura di imbarcarti in un progetto più grande di te?

Anche in questo caso ti do io un consiglio.

Chiama il Service Center di Ristopiù Lombardia e chiedi di poter fissare un appuntamento con un nostro consulente. Vi troverete nel tuo locale e lui saprà consigliarti le giuste referenze e il giusto modo di presentarle.

Se, invece, vuoi procedere in autonomia, consulta uno dei nostri blog specialistici, oppure i cataloghi – trovi tutto su www.ristopiulombardia.it – e fatti un’idea dell’immensa varietà di street food che possiamo proporti. Poi… dai il via al tuo progetto, senza paura!

 

 

 

 

 

 

 

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