Vuoi fare il tronista? Abbiamo un problema

 

Caro amico imprenditore, oggi voglio condividere con te un tema che riguarda il nostro diretto futuro. Nostro inteso a livello sia privato che professionale. Sto parlando delle aspirazioni dei nostri figli e dei giovani italiani in generale.

Come si vedono, da grandi?

A quali posizioni ambiscono?

Quale mestiere vorrebbero fare?

Ogni genitore si interroga sul tema, così come l’intero Paese, dato che i giovani sono oggetto e soggetto del nostro destino. E del  progresso o meno della civiltà e della società.

Recentemente è scattato un campanello d’allarme, generato da un’indagine dell’agenzia di comunicazione Klaus Davi secondo la quale i giovani dai 18 ai 25 anni

-Non sono interessati ai lavori manuali né percepiti come “umili”

-Dovessero sceglierli, non vorrebbero farlo sapere agli amici

-In fondo alla classifica dei lavori preferiti c’è il meccanico

Quali, allora, i mestieri agognati?

Tieniti forte: l’”influencer” (71%), il fashion blogger (48%) stilista di moda (36%), lo chef (31%), il designer d’auto (27%) e l’avvocato (22%)… finiamo con il tronista (17%).

Abbiamo una serie di problemi, come puoi vedere tu stesso.

Dipaniamoli insieme.

I ragazzi hanno idee davvero confuse e distorte sulle diverse professioni.

Pensano che il meccanico sia un mestiere in cui ci sporca le mani. Non sanno che, oggi, sono richieste competenze a livello di tecnologia e di Industria 4.0 e che gli stipendi, per esempio, non sono per niente bassi. Anzi.

Tutti sono portati a credere che il panettiere, il barista, il commesso del negozio, il cameriere del ristorante siano professioni “banali”. Anche in questo caso sbagliano: occorrono preparazioni specifiche molto verticali, doti di relazione importanti. Chi si impegna può ottenere gratificazioni di tutto rispetto, sia a livello di crescita all’interno dell’azienda che a livello economico.

Andiamo avanti…

Prendiamo il caso dello stilista di moda, dello chef, del designer di auto, dell’avvocato: forse qualcuno ha mai detto ai giovani che Carlo Cracco una mattina si è svegliato ed è diventato un mega-chef milionario? La storia non è questa: tutti coloro che hanno raggiunto il successo, in queste professioni, come tu ben sai, hanno lavorato incessantemente per anni e anni, piegati sui libri, oppure in cucina, o al computer.

Nessuno nasce ricco e famoso senza un briciolo di impegno.

E persino l’influencer, che pare il nuovo “guro” della società del 2019… è un bluff. Quanti influencer vi sono, in Italia? Pochissimi. E tutti gli altri che intendono diventare influencer? Sono lì in attesa, non guadagnano, non sono famosi… la loro strada non li condurrà di sicuro al successo.

Dove sta, a parer mio, il trick per uscire da questa situazione?

Primo

Spiegare ai giovani – senza tono paternalistico – che ogni professione ha una sua dignità.

Secondo

Che non si ottengono grandi risultati – in nessun mestiere – se non ci si impegna e non si fatica (a livello di testa, di ore dedicate).

Terzo

Che le professioni che non richiedono una competenza e garantiscono soldi facili sono un’illusione.

Prendiamo il nostro settore.

Sarebbe bello spiegare ai ragazzi che il bar è un luogo nel quale si possono esprimere creatività, capacità organizzativa, capacità di relazione e problem solving. Ogni giorno si incontrano persone nuove e si fornisce un servizio di qualità. Si impara tutto sui cibi e le bevande, i trend. Si cresce, grazie alla formazione continua. E nel frattempo si vive e si conosce il mondo “fuori” dal locale.

Perché non raccontiamo questa bellezza e ci facciamo bagnare il naso dagli influencer?

Buona riflessione!

Jo

 

 

 

 

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