Ventura, Tavecchio… fatemi spazio

Come si distingue un condottiero di successo? Porta il suo esercito a vincere.

E se perde, lo fa con onore, dopo aver tentato tutte le strade, dopo aver provato ogni soluzione e spronato i suoi uomini uno per uno.

E se perde, con umiltà lascia spazio a qualcuno di più bravo, senza offenderci o rimanerci male. Perché il fine ultimo non è la sua soddisfazione personale, ma la vittoria del gruppo.

Se sei un condottiero che la storia ricorderà… fai così.

Ma anche se sei un allenatore di calcio fai così.

E pure se guidi una federazione sportiva.

E invece no.

Nel nostro Paese va tutto al contrario.

Se sei un allenatore di calcio della Nazionale, accampi scuse e resti attaccato alla poltrona.

Se sei un manager che ha il compito di gestire la Nazionale, a fronte di una sconfitta clamorosa, resti a dire che ovviamente non è colpa tua, ma di altri.

Ma se sei un imprenditore, cosa cavolo fai?

Te lo dico io.

Cerchi di non arrivare assolutamente alla sconfitta.

Cioè lavori e ragioni in modi completamente diversi. Hai una visione dei tuoi obiettivi molto più allargata; ti lamenti sì delle tasse e delle gabelle, ma accetti di navigare in quelle acque tempestose e te ne fai una ragione, perché così deve essere.

Se sei un imprenditore, ogni mattina ti alzi e pensi alla tua azienda. Che non è solo tua, ma anche dei dipendenti, dei fornitori, dei clienti.

Hai una responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholder che non puoi “passare” ad altri, specie quando il lavoro non quadra.

Se tanto mi dà tanto, caro Ventura, caro Tavecchio… fatemi spazio!

Fate spazio a un imprenditore come me, ma anche a un qualunque imprenditore di bar o locale italiano. Che gioca in prima persona, che controlla la squadra, la allena, la affiata. E le prova tutte. E piuttosto non dorme la notte, ma di sicuro non dà la colpa ad altri di un suo eventuale fallimento.

Vogliamo che il Paese vada avanti?

Rifondiamo la classe manageriale. Però partiamo da quella pubblica, perché quella privata sa benissimo cosa deve fare.

E poi, dato che siamo persone con la testa sul collo, dopo aver pianto per una settimana sull’eliminazione della nostra amata nazionale, guardiamo altro: ad altri sport, ad altre persone, ad altre arti. Ce la possiamo fare!

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