Si è molto parlato, nelle scorse settimane, del ruolo di Marchionne quale manager Fca. Sui media sono usciti aneddoti più o meno simpatici sul suo modo di guidare l’azienda, di gestire i collaboratori.
Grande lavoratore, dormiva poche per notte, rispondeva con sì o no alle mail; a quelle stupide non rispondeva nemmeno. Girava da una parte all’altra del mondo senza problemi.
Schivo e riservato, non frequentava la Torino bene e amava andare a mangiare in locali tranquilli lontano dai giornalisti.
Tutto interessante, tutto molto privato, tutto per niente giudicabile, ciascuno nella vita fa le scelte che ritiene opportune in base alla sua scala di valori.
Un aspetto, però, della personalità di Marchionne, traspare con davvero molta forza. E può essere uno sprone per tutti noi.
Il manager era instancabile, con un alto senso del dovere e del lavoro, che per lui veniva prima di tutto.
I sacrifici richiesti alle proprie persone non erano un “Voi dovete fare così mentre io sto alle Maldive”, ma erano il frutto del suo naturale comportamento.
Lui era il primo a sacrificarsi.
Questo atteggiamento o si ama o si odia, e vale sia per te che per me.
Il collaboratore che ha di fronte un capo-responsabile-datore che “spinge” verso il meglio, non può stare a guardare. Deve “spingere” egli stesso. Se resta indietro, non crede nella causa, non è interessato, il legame sarà destinato a sciogliersi, perché non ci sarà sintonia.
Allo stesso modo, il manager che si mostrerà scostante, poco interessato al business e più interessato al campo da tennis, poco disposto ad ascoltare i dipendenti riceverà, per contro, la stessa disaffezione.
Manager e collaboratore non possono e non devono essere parti contrapposte.
Imprenditore e barista, ristoratore e cameriere: là dove arriva il conflitto, arriva anche la perdita di fatturato.
Puoi fare tutte le prove che vuoi, contattando tutti i colleghi che hai: se l’imprenditore è sul pezzo, motivato, coinvolgente, con le idee chiare, i dipendenti – se remunerati correttamente – saranno al suo fianco. E il cliente sarà strafelice di frequentare un locale in cui si respira contentezza.
Se l’imprenditore vessa il dipendente, lo stressa, lo porta allo stremo con richieste assurde, quest’ultimo non vedrà l’ora di andarsene. Ovvio, no? Lo farebbe anche un bambino.
L’esempio funziona, sempre.
Sei il manager del tuo bar? Del tuo ristorante?
Ricorda che tutti ti “copiano”. Tu puoi plasmare il tuo locale, decidere quale tono dargli, quale atmosfera creare, quanto fidelizzare i dipendenti.
Qual è il tuo obiettivo ultimo?
Di certo non l’arricchimento fine a se stesso, faresti poca strada. Se l’obiettivo ultimo comprende anche un buon tasso di etica del business, per te sarà facile impegnarti col sorriso, superare le difficoltà, credere nel progetto e rimodellarlo se per caso non funziona.
Se ci crederai tu, ci crederanno anche dipendenti e clienti.
Se tu terrai aperto il locale solo per far passare il tempo in attesa dell’esigua pensione che ti attende, faticherai a divertirti.
Un ultimo consiglio, da imprenditore a imprenditore: osserva. Tutto. Ascolta, capta le sensazioni di chi ti vive attorno: potrai agire in modo efficace e non traumatico per migliorare il migliorabile. E non avere paura, non risparmiarti, la costanza ti premierà. Proprio come ha fatto – professionalmente parlando – con Marchionne.
03