Ah, la magia dell’upselling

 

In un mio video di qualche settimana fa, che puoi rivedere quando vuoi sul canale YouTube di Ristopiù Lombardia, mi dedicavo all’upselling.

Ragionando nuovamente sul tema mi sono venuti 1.000 dubbi.

-Gli imprenditori di bar e ristoranti credono nell’upselling?

-Formano in modo corretto i loro collaboratori, principali “esecutori” di questa strategia?

-Hanno, come obiettivo finale, quello di aumentare fatturato e marginalità – perché a questo serve l’upselling – oppure sono persi in diversi altri problemi e non focalizzati?

Ho paura che ci sia ancora un po’ di strada da fare, per questo mi fa piacere sostenerti in questo cammino, obiettivo: diventare un imprenditore sempre più vincente.

Se mi reco con la famiglia in un negozio di scarpe, e alla cassa mi viene proposto, con un tono cantilenante, se voglio aggiungere all’acquisto anche un paio di stringhe o un lucido, la mia risposta sarà di sicuro no.

Per due motivi:

-il prodotto che mi viene proposto non mi serve, almeno non subito

-il modo in cui mi viene proposto non è interessante, per cui non preso nemmeno caso a cosa mi viene detto

Il venditore che è stato debitamente formato, però, sa gestire sia il momento 1 (ossia mi racconta bene il prodotto e mi fa venire voglia di acquistarlo) e ovviamente il momento 2 (mettendo passione, e non indifferenza, nel racconto)

Veniamo a noi, veniamo al bar.

Il cliente entra e ordina un caffè. 1 euro di incasso.

Nessuno gli chiede nulla, gli propone nulla… tutto silenzio. La persona è entrata con una necessità che è stata soddisfatta, arrivederci.

Se, però, il cliente entra per un caffè e “casualmente” il barista gli propone, in modo gentile, motivato, accattivante… un piccolo pasticcino, oppure una pasta vegana, o una brioche appena sfornata e profumata…. È possibile che il cliente ci pensi, ci ragioni, e magari proceda all’acquisto.

L’upselling non è una questione di pura vendita.

È una questione di magia… nella relazione.

Si deve creare un’alchimia tra chi propone e chi non ha interesse all’acquisto… ma è disposto ad essere “coccolato”.

L’upselling non si impone al collaboratore, non serve dirgli: “Se uno vuole il caffè cerca di affibbiargli anche la brioche”. Non funziona così: il collaboratore deve saper intuire se una certa proposta possa avere un senso. Magari il trentenne in forma snobberà la referenza calorica, oppure cercherà qualcosa di vegano. Ci vuole occhio. Soprattutto: ci vogliono attenzione e passione.

Quindi sta, come sempre a te.

Primo: infondere la motivazione nelle tue persone.

Secondo: formarle in modo che il loro upselling sia raffinato e targettizzato. Più sarà corretto e professionale, più funzionerà.

Più venderete.

Si può avviare un percorso di formazione specifico per l’upselling? Certamente e te lo consiglio.

Inoltre, se hai necessità di ri-tarare, per esempio, proprio la tua offerta del momento colazione, e vuoi confrontarti con un consulente esperto, ti invito a contattare il nostro specialist Giorgio Rizza,chiamando il Service Center al numero verde 800078844. Saprà capire il contesto nel quale lavori e accompagnarti verso i nuovi trend.

Cosa mi mancava da dirti?

Ah, sì, certo.

Ricorda di suggerire sempre ai tuoi collaboratori di sorridere.

Il sorriso è il miglior e gratuito upselling che esista.

 

Come funziona l’upselling nel tuo locale?

Intravedi margini di miglioramento?

Racconta la tua esperienze e le tue aspirazioni nei commenti, aiutami a costruire la community dell’Horeca!

 

 

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