Hai la coda fuori? Perché no?

 

Ciao! Oggi voglio parlarti di un tema davvero spinoso: l’imprenditore che non ne azzecca una.

Bel guaio, vero?

Ti spiego con un esempio.

Nei miei tantissimi viaggi per le capitali del mondo mi è capitato ovviamente di passare per Roma. Volutamente sono stato a Trastevere e volutamente, con occhio clinico e critico, all’ora di cena – le 20 – ho osservato i movimenti e comportamenti dei clienti e dei ristoranti.

La prima cosa che mi è balzata all’occhio: nel giro di 50 metri almeno 3-4 trattorie tipiche. Alcune semivuote, altre con 20 persone fuori in coda e cameriere con blocco in mano a prendere l’ordine di arrivo degli avventori.

E come è possibile? Tra le persone in coda non solo turisti stranieri, ma anche italiani.

La curiosità di saperne di più è nata spontanea.

Il giorno dopo – per evitare la coda – mi sono presentato alle 18,45… ho comunque atteso qualche minuto e finalmente sono entrato.

Cosa mi si è parato davanti?

Un locale molto “romano”, ossia caratteristico, ma non esageratamente acchiappa-turisti. Piccoli tavolini e sedie, tutto molto compresso… ma alla fine anche questo fa parte del fascino di una trattoria.

Servizio rapido, ragazzi giovani e tutti stragentili (al punto che mi sono chiesto se mi stessero prendendo in giro… mai visto tante persone così salutarmi…).

Cibo? Buono, devo ammetterlo. Della tradizione romana… d’altra parte a Trastevere mica vorrai mangiare la cassoeula, no?

Attenzioni? Tantissime? Camerieri pronti a parlare più lingue, tranquilli e disinvolti in un marasma di gente. Come se niente fosse. Nessuna ansia trasmessa al cliente, che se ne sta tranquillo in attesa (poca, peraltro) di essere servito.

Vino? Buono. Dolce? Strabuono.

Prezzo? Giusto.

Alla fine, prima di uscire, mi vengono regalati anche quattro lecca-lecca, sempre da camerieri sorridenti.

Ecco la mia considerazione: questo luogo rappresenta alla perfezione lo spirito dell’accoglienza romana.

La trattoria non è una “copia” mal costruita di una tradizionale trattoria di Roma. Qui sta il bello. È una trattoria moderna, il che significa easy, caotica il giusto. E accogliente.

Ecco perché ha successo.

Vado oltre: posso ipotizzare che il tam-tam che ha generato la coda fuori dal locale sia stato “causato” dai Social, ossia da un passaparola efficace, basato su dati di realtà e non su pubblicità sterili.

E qui concludo.

Come possono fare, gli imprenditori che 20 metri di fianco piangono perché il loro locale è, alla stessa ora, vuoto? Quelli che, dati alla mano, non ne stanno azzeccando una?

Primo.

Possono imparare: fare come ho fatto io. Studiare, osservare, replicare. E se non basta… studiare in modo ancora più approfondito.

Secondo.

Avendo evidentemente bisogno di riposizionare il proprio locale, possono – anzi devono – lavorare sui Social in modo da rendersi maggiormente accattivanti.

Terzo.

Devono trovare il loro elemento differenziante e puntare su quello, raccontandolo con un’adeguata cartellonistica – fondamentale, in un quartiere come Trastevere! – e usando lavagne e lavagnette per dire: “Il mio cibo è sempre buono, e oggi trovi pure il carciofo appena raccolto e il tiramisù fatto da Nonna Luisa…”.

Quattro.

Non devono fregare il cliente.

Questo vale a Milano come a Roma. Servizio, qualità, accoglienza e sorrisi: con questa combinazione perfetta si vince. Sempre.

Ti è mai capito di dover riposizionare il tuo locale? Quali strategie hai posto in essere? Racconta di seguito la tua esperienza, ciao!

 

 

 

 

 

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