Inclusione, impariamo dai migliori

 

Carissimo collega imprenditore dell’Horeca, come ho avuto varie volte modo di spiegare, le nostre aziende devono diventare sempre più etiche.

Ce lo chiedono i clienti, ma anche i partner e i fornitori, nonché i nostri dipendenti. L’etica però si può raccontare ed esprimere in tanti modi.

Uno di questi è l’inclusione, ovvero la capacità di inglobare tutto e tutti con una modalità che sia accogliente, che valorizzi ogni tipo di diversità (che a sua volta è garanzia di ricchezza culturale e non solo).

Recentemente è stato pubblicato il ranking delle 100 aziende quotate in Borsa che si caratterizzano come luogo di lavoro davvero inclusivo. A essere messi sotto la lente di ingrandimento fattori ambientali, social e di governance.

L’azienda al primo posto in assoluto è risultata essere Accenture, seguita da Diageo e Royal Bank of Canada.

Come sono collocate le nostre imprese?

La prima italiana a comparire è Telecom Italia, al sesto posto. Vi sono anche Infrastrutture Wireless Italiane e Fiat Chrysler Automobiles.

Per quale motivo queste aziende risultano virtuose dal punto di vista dell’inclusione?

Nei loro consigli di amministrazione, per esempio, vi sono persone provenienti da diversi Paesi, nonché una forte rappresentanza di donne.

Queste aziende si sono impegnate a promuovere le pari opportunità sul posto di lavoro, a sviluppare il talento del singolo, a riqualificare professionalmente i dipendenti, a creare una cultura del dialogo… che posta in essere efficacemente, tra l’altro, aiuta a sviluppare il business.

 

C’è davvero tantissimo da imparare, anche per le nostre realtà di dimensione meno importante, anche se calate in uno specifico territorio e non multinazionali.

Quale il tratto in comune tra noi e loro?

L’attenzione alla persona, innanzitutto.

Che diventa un valore, non un peso o un costo.

La persona ha un vissuto e competenze che possono esplodere in modo positivo nella nostra azienda e contribuire a portarla al successo.

Sta a noi, imprenditori, fare in modo che il posto di lavoro sia accogliente; che le donne possano sia esprimere il loro potenziale come gli uomini che fare carriera senza essere penalizzate dal part-time o dalla maternità.

Sta a noi decidere: vogliamo crescere nella responsabilità sociale, raccontarla ai clienti, migliorare la nostra reputazione… oppure continuare a vendere primi piatti e Negroni sbagliati, senza un senso, una progettualità, un ruolo all’interno delle nostre comunità?

Ogni saggio imprenditore si interroga sempre non sull’andamento del presente, ma su come diventerà la sua attività tra cinque anni.

Ebbene, stanne certo, tra cinque anni questi temi saranno ben più che prioritari: saranno la quotidianità.

E il cliente finale ci chiederà conto di ogni aspetto della nostra azienda, non solo di quello relativo alla vendita-somministrazione di prodotti o servizi.

Quanto tempo vuoi ancora aspettare per metterti in pari con questo trend?

Pensi di valere di meno di una multinazionale?

Pensi di essere “protetto” dalla rivoluzione globale che ci sta investendo?

Io credo che il cambiamento, se sensato, sia sempre positivo.

Per questo ti invito, per esempio, a fare come ho fatto io, a scrivere subito un Codice Etico da condividere con tutti gli stakeholder: la tua piccola Bibbia laica che ti indica sempre la strada da percorrere nel rispetto del lavoro e delle persone che sono attorno a te.

Vuoi saperne di più? Vieni su www.ristopiunews.it, il magazine edito da Ristopiù Lombardia che ogni giorno ti racconta l’attualità della ristorazione

Alla prossima!

 

 

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