Caro collega distributore, abbiamo un problema.
Che riguarda il futuro e direttamente te, me e il Paese.
Sto parlando dei NEET, ovvero dei ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione.
Non posso chiamarli “dormienti”, in quanto non sono in attesa di essere svegliati. Sono semplicemente inattivi, per svariati motivi.
Qual è l’entità del fenomeno nel nostro Paese? Ecco qualche dato snocciolato, preso dall’Osservatorio sul mercato del lavoro di Itinerari Previdenziali.
-I Neet in Italia sono più che in ogni altro Paese europeo
-Si tratta di 2,9 milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni, ovvero il 24,4% dei giovani italiani
-In Europa siamo invece al 14,3%
-Siamo sempre gli ultimi, in Europa, anche per disoccupazione femminile e giovanile
Perché ci interessa la questione Neet e disoccupati, se noi abbiamo aziende floride e che prosperano e non hanno bisogno di personale?
Perché siamo tutti collegati tra noi. E se il Paese non cresce, nemmeno le aziende che vi lavorano, alla lunga, possono esplodere il loro potenziale.
Nel nostro Paese è in atto un declino demografico: questo significa meno persone in età lavorativa; i flussi migratori sono incerti, dunque la visione del futuro non è rosea.
I Neet vanno subito reinseriti nel mondo del lavoro perché sono parte fondamentale di esso. Sono la base su cui costruire il capitale umano del futuro.
Certo, queste persone vanno debitamente formate in modo che la loro competenza sia adatta alle necessità delle imprese.
Se alle imprese occorrono tecnici specializzati, le università non possono continuare a proporre – per esempio – geologi in quantità.
Università e mondo del lavoro devono parlarsi in modo più efficace.
E noi dobbiamo, come imprenditori illuminati, iniziare a considerare le nostre come palestre di formazione, nelle quali possono transitare, per stage o scambi o alternanza scuola-lavoro tantissimi giovani. Nel momento in cui ce li troviamo a fianco, sta a noi stimolare la loro curiosità, far nascere la passione per il lavoro. Dimostrare che anche sul lavoro ci realizza come individui e si dà il contributo alla comunità.
I Neet sono ragazzi che non hanno più niente da dare in quanto credono che nessuno chieda loro qualcosa. Il senso di inutilità è deleterio, a qualunque età. Io ripartirei proprio da qui. Mostriamo la bellezza dell’essere impegnati, del raggiungere un obiettivo, magari condividendolo con i colleghi.
I Neet hanno ricevuto poco sia dalla scuola che dalle precedenti esperienze lavorative.
Sta a noi dimostrare che invece ci sono realtà positive, frizzanti, nelle quali i giovani vengono valorizzati e non unicamente “usati” per fare fotocopie e caffè.
La scuola non si muove? Muoviamoci noi.
Il mondo del lavoro nel suo complesso è un po’ ingessato? Diamo noi una scossa, in prima persona, aprendo le porte ai talenti e accogliendoli in modo appropriato.
Al resto penseranno i decisori del Paese, ma nell’attesa, tocca darsi una mossa.
Gli imprenditori alla Olivetti esistono ancora, siamo noi… dimostriamolo!
Ti occorrono consigli per inserire in modo adeguato i giovani in staff? Scrivimi a mit@ristopiulombardia.it, ti farò vedere come facciamo noi in Ristopiù Lombardia.
Buona caccia ai giovani!